Oggetti materiali o spiriti coscienti?
Nella nostra cultura iper-razionale e materialistica gli individui non hanno dubbi nel percepire terra, acqua, fuoco, aria come oggetti sostanziali. I loro sensi, però, sono operazioni mentali. Quando vedono, sentono, annusano, assaporano e odono, è la loro mente che sceglie, tra una infinità di possibilità, cosa percepire e come percepirlo. Alla fine, gli individui si ritrovano comunemente a vivere in una sorta di mappa mentale della realtà, ed è in questa mappa che la realtà appare loro oggettiva e sostanziale.
Nel buddhismo terra, acqua, fuoco e aria sono visti come esperienze emotive. In particolare:
- la terra è l’emozione della sofficità e durezza o pesantezza e leggerezza,
- l’acqua è l’esperienza dell’umidità e secchezza,
- il fuoco è l’emozione del calore e raffreddamento,
- l’aria è l’esperienza del movimento e dell’immobilità.
La sensazione dell’oggettività è conseguente al fatto che l’uomo vuole il potere, il controllo sulla realtà. Non si può avere controllo su un’emozione, ma un oggetto materiale, invece, è misurabile prevedibile, governabile.
Viviamo in un mondo simbolico, che è un mondo immaginale, dove ogni cosa è sogno, immagine, spirito. La materia e lo spirito sono due aspetti della medesima realtà, distinti ma non separati.
Confondere la terra imaginale con la terra oggettiva e sostanziale è il principio alla base della violenza.
Prendiamo la tremenda violenza, insopportabile che si sta consumando in questo momento nel conflitto armato tra Israele e Palestina. All’origine vi è il territorio. La “terra promessa” degli ebrei era un simbolo, ma è stata confusa con la terra oggettiva e materiale, di qui il conflitto, di qui la violenza.
Quanti uomini, nel corso della storia, in tutto il mondo sono morti a causa di guerre compiute per il territorio? Un territorio che non esiste, se non nella mappa mentale dell’uomo.
Nelle tradizioni spirituali dei popoli, invece, la realtà è intesa come vacuità. Non solo nel buddhismo di Nagarjuna, dove il concetto di “sunyata”, il “vuoto” come reale sostanza di tutte le cose, è centrale, anche nell’induismo le forme dell’esistenza sono viste come impermanenti. Lo storico dell’arte singalese Ananda Coomaraswamy, vissuto a cavallo tra l’800 e il 900, nel suo libro “La Danza di Shiva” descrive con toni poetici il suono primordiale:
“Nella notte di Brahman, la Natura è inerte e non può danzare finché non lo vuole Shiva: Egli si desta dalla Sua estasi e, danzando, invia attraverso la materia inerte onde pulsanti di un suono che provoca il risveglio: anche la materia inferiore danza, apparendo come un’aureola intorno a Lui. Danzando, Egli sostiene i suoi molteplici fenomeni. Nella pienezza del tempo, ancora danzando, Egli distrugge tutte le forme e i nomi con il fuoco e concede nuovo riposo. Questa è poesia, ma è anche scienza.” (Ananda Coomarasswamy “La danza di Shiva”, Luni Editrice, Milano,1997, p. 83).
Sembrerebbe proprio che le tradizioni esoteriche più antiche condividano con la scienza più moderna il modello di un universo olografico pulsante, che -come luce di lampo- appare e svanisce, non permane.
Nella nostra cultura iper-razionale e materialistica gli individui non hanno dubbi nel percepire terra, acqua, fuoco, aria come oggetti sostanziali. I loro sensi, però, sono operazioni mentali. Quando vedono, sentono, annusano, assaporano e odono, è la loro mente che sceglie, tra una infinità di possibilità, cosa percepire e come percepirlo. Alla fine, gli individui si ritrovano comunemente a vivere in una sorta di mappa mentale della realtà, ed è in questa mappa che la realtà appare loro oggettiva e sostanziale.
Anche la tradizione esoterica cristiana, pur tenendo come punto fermo l’esperienza nella carne, intesa come espressione del sacrum facere, non afferma mai l’oggettività delle cose, anzi, la dimensione dello Spirito è inscindibile da quella materiale.
Non solo gli elementi sono spiriti, essi sono spiriti senzienti, intelligenti. Nella tradizione antroposofica vengono associati agli spiriti elementali: gnomi (le intelligenze della terra), ondine (le intelligenze dell’acqua), salamandre (le intelligenze del fuoco), elfi (le intelligenze dell’aria).
In tutte le tradizioni animiste gli elementi sono visti come spiriti o dei e dee. Anche nella religione politeista dell’antica Grecia la terra era rappresentata dalla dea Gea, l’acqua da Poseidone, il fuoco da Efesto, l’aria da Eolo e c’era anche Etere, la quintessenza o quinto elemento che, secondo Aristotele, si andava a sommare agli altri quattro già noti. Per gli alchimisti l’etere è il composto principale della pietra filosofale.
Nella tradizione yogica gli elementi sono associati ai chakra ed hanno un loro yantra, o simbolo.
La terra è l’elemento del primo chakra e il suo yantra è il quadrato.
L’acqua è l’elemento del secondo chakra e il suo simbolo è la mezzaluna crescente.
Il fuoco è l’elemento del terzo chakra e il suo simbolo è il triangolo con il vertice rivolto verso il basso.
L’aria è l’elemento del quarto chakra e il suo yantra è la stella a sei punte.
L’etere è l’elemento del quinto chakra ed è rappresentato dal disco della luna piena.
Come a dire che ad ogni elemento corrispondono delle capacità e delle forme. I chakra, infatti sono le “ruote”, dove l’energia vitale (“kundalini”) si manifesta in azioni.
Il primo chakra si trova nell’area del perineo, qui kundalini è istinto di sopravvivenza, capacità guerriera. Nel primo chakra risiede lo spirito primitivo e guerriero.
Il secondo chakra è nell’area degli organi genitali e qui kundalini si manifesta come energia sessuale ed emozione. Nel secondo chakra risiedono lo spirito animale (quello che Jung chiamava il “doppio animale”) e lo spirito del bambino; tutte le emozioni che abbiamo vissuto da bambini non sono andate perdute, abitano l’area del secondo chakra, una zona morbida del corpo, che non ha una gabbia ossea protettiva.
Il terzo chakra è nella zona dell’ombelico e qui kundalini diviene potere di volontà. Qui risiede lo spirito del mago. Infatti, cosa è la magia se non l’arte di operare il cambiamento in conformità con la volontà?
Il quarto chakra è al centro del torace, all’altezza del cuore e qui kundalini si esprime come capacità di amare, di creare di come potere di conoscenza; infatti, nel quarto chakra abitano ben tre “personaggi psichici”: lo spirito romantico, che interviene nei processi di innamoramento, il genio, lo spirito della creatività, e il maestro interiore, che secondo i Veda abita molto in profondità nel chakra del cuore, è grande come il pollice di una mano ed è un bambino che ride.
Il quinto chakra è nella gola e qui kundalini si esprime come potere di comunicazione. Si dice che nel quinto chakra vi sia lo spirito del drago, che rappresenta il potere dell’assertività. Essere assertivi significa dire ciò che si deve senza sbottare e senza trattenersi, esattamente come il drago. Il potere di comunicare assertivamente è paragonato alla capacità del drago di sputare il proprio fuoco con misura, senza sbottare e senza trattenersi, per non implodere.
Sembrerebbe proprio che le tradizioni esoteriche più antiche condividano con la scienza più moderna il modello di un universo olografico pulsante, che -come luce di lampo- appare e svanisce, non permane.
Nello yoga esoterico è conosciuto un rituale nel quale si evocano gli spiriti elementali associandoli ai chakra.
Agendo sul primo chakra con contrazioni e respirazioni controllate, si evoca lo spirito della terra, che è il custode del segreto della prosperità. Ecco la formula evocativa e il mantra corrispondente:
Vecchi della terra concedetemi le vostre vibrazioni preziose affinché il solido potere della roccia -il potere della ricchezza- possa accompagnare i miei giorni al servizio dell’anima del mondo.
Il mantra per l’evocazione è LAM KRAM LAM
Agendo sul secondo chakra, si evoca lo spirito dell’acqua, che è il custode segreto della purezza originaria di ogni cosa. Ecco la formula evocativa e il mantra:
Donne dell’acqua concedetemi di riconoscere la purezza di tutto ciò che è accaduto. Mentre nuoto nel lago della purezza originaria di ogni cosa possa la rete dei pescatori non essermi nemica, né auto espiazione, né autolimitazione catturino i miei sogni e possa il mio futuro risplendere libero dai residui del passato. VAM KRAM VAM.
Lo spirito del fuoco è evocato a mezzo di un’azione di contrazioni e respirazioni nell’area addominale, la zona del terzo chakra. La formula evocativa dell’elemento fuoco è la seguente:
Maestro (rivolgendoti al fuoco) brucia i miei residui karmici e aiutami a prendere ferma risoluzione. È detto: tutto è frutto di risoluzione. Possa la mia volontà innalzarsi come la fiamma che sempre punta verso il cielo. RAM KRAM RAM.
Agendo sul quarto chakra si invoca Aditi, lo spirito dell’aria con questa formula:
Aditi, tu che sei cielo, tu che sei aria, tu che sei mai reale, mai irreale, io danzo con te sulle ali della perfetta creatività, coltivo con te il gioco del puro piacere e, permanendo nello stato naturale, mi innamoro e amo senza paura, affidandomi al mio maestro interiore frequento foreste e luoghi remoti dove posso entrare nella mia grandezza.
YAM KRAM YAM.
Infine, agendo sul quinto chakra si invoca lo spirito dell’etere con la seguente formula
Che io possa divenire terra
Che io possa divenire cielo
Che io possa divenire la montagna
Che io possa divenire il mare
Che io possa crescere, allargando ed allungando il mio corpo
Fino a disperdermi nell’etere infinito.
HAM KRAM HAM
Il rituale è, di solito, concluso con nove ripetizioni del mantra AUM.
Questo rituale, come altri legati agli elementi, ci fanno comprendere quanto nelle tradizioni spirituali dei popoli, e non solo, gli elementi siano da sempre considerati come spiriti o dei, non come oggetti materiale. Essere sprofondati nel materialismo ci ha tolto la possibilità di dialogare con l’invisibile e ci ha resi schiavi di un sistema politico-economico e culturale che non ha come obiettivo la nostra realizzazione e la nostra felicità, bensì unicamente il potere.
Ritrovare il rituale, ricordare la sacralità degli elementi è certo un passo importante da compiere verso la riconquista della libertà.