Il concetto di Debito Pubblico è pura teologia. Non esiste alcun debito da restituire, in quanto le cifre in gioco, a credito d’istituti bancari internazionali e nazionali, con moneta a debito sono “inestinguibili”.

Il Debito Pubblico (che è una parte minima del debito aggregato di una nazione in tutto il perimetro finanziario/bancario privato-aziendale e di spesa di Stato) altro non è che un indicatore del rating di cartolarizzazione con il quale si è ceduto l’asset patrimoniale e monetario-economico della nazione ad istituti privati.

Il rating “espositivo” qualifica quello che può esser definito un canone di noleggio, pari all’ammontare degli interessi pagati sulla cessione/gestione del patrimonio nazionale ad istituti di credito privati.

Quando il Debito Pubblico (ed anche aggregato/totale dell’esposizione bancaria privata e delle aziende) “sale”, allora la Ricchezza complessiva – ma detenuta con la profusione monetaria a debito dalle banche che “indebitano” Stato e cittadini – “cresce” in quanto la circolarità di moneta ed economia sono crescenti.

Il livello di Restituibilità “complessiva”, in parte considerevole e Ri-Acquistato non solo da investitori internazionali (ossia un “paniere” di banche in area SEC pari a qualche decina di istituti abilitati all’esercizio a livello internazionale nella finanziarizzazione degli Stati “clienti”)‎ ma anche dai privati cittadini con i Titoli di Stato sul mercato secondario, è concretizzato nelle crescenti “rate di noleggio-interessi” pagate dalla nazione.

Il concetto di Debito Pubblico è pura teologia. Non esiste alcun debito da restituire, in quanto le cifre in gioco, a credito d’istituti bancari internazionali e nazionali, con moneta a debito sono “inestinguibili”.

Tutto ciò e sempre, per intenderci, sulla realistica base del fatto che il debito non è estinguibile per nessuna nazione, ma costituisce “scettro di proprietà” dell’asset economico degli Stati in mano alla finanza internazionale che ne è reale proprietaria con emissione di Titoli a debito avendo “privato” i medesimi del loro diritto di conio e stampa della moneta (che è, in caso di proprietà nazionale, a credito e non a debito)

Di seguito alcuni esempi “pratico illustrativi” per aiutare a comprendere di cosa si compone il Debito Pubblico che è stato propinato come concetto all’opinione pubblica ed imposto agli Stati da procedure di Elites Bancarie‎ internazionali che hanno modificato il significato recondito del patrimonio della nazione.

Il Debito Pubblico, risultato del trasformato da “ricchezza a credito e patrimonio”‎ a debitoria nazionale, è paragonabile allo stipendio (a credito, paragonabile alla moneta nazionale) di un padre di famiglia (la nazione) che viene, per sopravvenute “scelte” economico-sociali ed imposizioni speculative coatte, obbligato per presunte indisponibilità finanziarie del datore di lavoro, ad accettare una “conversione” stipendiale in un finanziamento rateale per importi complessivi e successivi.

Quale sarebbe la condizione economica, terribile e sopravvenuta per il padre di famiglia, lavoratore?

Si possono seguire varie strade di gestione della spesa a debito:

  • spendere tutto l’ammontare del finanziamento per esigenze di spesa non riducibili immediatamente ed in unica soluzione, senza alcuna possibilità ulteriore di sussistenza futura.
  • spendere parzialmente l’importo disponibile, sperando di usare una parte della rimanenza per pagamenti rateali “parziali”, ma con riduzione del potere d’acquisto per il delta disponibile.

In ogni caso, alla gestione “asfissiante” e ridotta della spesa per riduzione costante, ‎è necessario “non mancare” puntualmente la regolarità dei pagamenti rateali, pena la negazione di ulteriori finanziamenti “crescenti” di sopravvivenza che sono l’unica strada possibile per accedere ad una pseudo-redditualità in progressiva e vessatoria diminuzione dal primo finanziamento fino a quelli a seguire che costituiscono ristrutturazione del debito e che diverranno sempre più inestinguibili per il peggioramento del rating espositivo e di capacità di restituzione del povero padre di famiglia.

Il tutto si traduce nella figura di un padre indebitato – senza limiti – che si ritroverà a pagare sempre più “assottigliando” la capacità di spesa per tentare di esser puntuale con le scadenze di pagamento e marginare minime capacità d’acquisto.

Il montante di interessi, anatocismo, usura e spese accessorie sarà sempre crescente all’infinito, fino ad una fase di riduzione totale del potere d’acquisto con inevitabile default personale del mal capitato ex stipendiato a credito, ma indebitato a finanziamento coatto e sostitutivo.

Il Debito Pubblico (che è una parte minima del debito aggregato di una nazione in tutto il perimetro finanziario/bancario privato-aziendale e di spesa di Stato) altro non è che un indicatore del rating di cartolarizzazione con il quale si è ceduto l’asset patrimoniale e monetario-economico della nazione ad istituti privati.

‎Un altro esempio della cessione patrimoniale avvenuta è quello che è paragonabile a quanto può subire un proprietario di un immobile che, per sopravvenute logiche monetarie ecc., viene sottoposto, pur avendo patrimonio e liquidità di tutto rispetto, ad esproprio coatto e cartolarizzazione del bene immobiliare in cambio di un’operazione obbligatoria di “monetizzazione” del bene mediante un finanziamento a debito pari al valore dell’immobile come “pagamento” su base svalutativo rateale.

Ossia: se la casa vale € 100.000,00 verrà fornita in pagamento alla sottrazione forzata e cartolarizzazione, una liquidità del relativo importo in forma di finanziamento…..ovviamente da “restituire”.

Insomma, la sintesi dell’operazione di cartolarizzazione ed esproprio, lascia “cornuti e mazziati”, con uno pseudo indennizzo a perdere con rate da restituire, a fronte di un finanziamento obbligatorio imposto con a garanzia la propria casa espropriata.

Tutto ciò avviene, specialmente nei confronti di beni immobili, di valore, e con patrimonialità “sana” e priva di debiti. Facendo paragone finanziario con l’asset nazionale “espropriato”, l’agenda Neo Liberista ha scelto un patrimonio “sano” gestito “a credito” da moneta nazionale e con profilo di debito “estero” molto basso e con Titoli di Stato “sul mercato interno” virtuosi, e considerati debito nella fase di riconversione coatta del modello indicato.

In sintesi, il Debito Pubblico di ogni nazione è la cartolarizzazione coatta ed obbligata di patrimonio ceduto a terzi e sul quale, in cambio di necessità di ovvia sussistenza conseguente, si concedono prestiti da “padronato” con garanzia patrimoniale di quanto estorto.

Paradossalmente,  più si era benestanti  e virtuosi – prima dell’esproprio coatto – e peggiore è la situazione perché cartolarizzazioni di valore superiore (vedi ad esempio l’elevato asset patrimoniale, finanziario, industriale ed aurifero dell’Italia prima delle operazioni di privatizzazione selvaggia del Neo Liberismo) “impongono” finanziamenti corrispondenti ed ancor più difficili da sostenere e per giunta in assenza del patrimonio “sottratto” e redditualità bancaria e moneta nazionale a credito precedenti.

Assurdo? Incredibile?

Certo… nella logica di buon senso di ogni cittadino onesto o gestore d’impresa od altro.

Ma questa è la logica ”perversa” e distruttiva con la quale organismi finanziari sovranazionali, espropriano i patrimoni delle nazioni, annullandone il valore e trasformandolo in necessità di liquidità a debito, sostitutiva della moneta nazionale “a sconto” verso le banche commerciali nazionali private, che riversano nell’economia reale il loro business di prestito monetario, corrispondenti all’Asset “trafugato” ed imposto, che costituisce la visura di spesa inderogabile ed al quale è inevitabile porre tagli per i meccanismi di prestiti crescenti e di ristrutturazione debitoria derivati.

In sintesi la Dottrina del Neo Liberismo, come da agenda pluridecennale, ha privato lo stato di diritto della proprietà economico-finanziaria per “cessione” ad autorità private che ne traggono non solo profitto e reddito, a spese della cittadinanza privata della sovranità, ma “controllo” delle intenzioni ed orientamenti di ogni genere, economico, industriale e produttivo, che “appoggiate o meno” determinano anche, inevitabilmente, impatti sociali e quindi culturali ed educativi.