I Lakota sono i cosiddetti Sioux, nel volgare gergo comune e nella cinematografia, e sono tra gli abitanti delle Grandi Pianure del Nord America.

Pochi sanno che Alce Nero (hehaka sapa in lingua originale), oltre ad essere un Lakota-oglala, era anche un Heyoka, ovvero un appartenente alla “Società segreta dei Contrari”. In effetti, ciò che Alce Nero dice a proposito della Terra è davvero il contrario di quello che noi uomini moderni e civili pensiamo in proposito. Per noi la Terra è il pianeta del nostro sistema solare su cui ha avuto   origine la vita, la nostra casa, ma anche e soprattutto il luogo che sfruttiamo freneticamente, sconsideratamente, selvaggiamente, abbattendo ogni tipo di vegetazione, uccidendo ogni specie animale, avvelenando le acque che beviamo e l’aria che respiriamo, al fine di garantirci quello che abitualmente amiamo definire benessere, progresso, civiltà.

Pochi sanno che Alce Nero (hehaka sapa in lingua originale), oltre ad essere un Lakota-oglala, era anche un Heyoka, ovvero un appartenente alla “Società segreta dei Contrari”.

Fig. 1: Alce Nero; fonte: Wikicommons

Il povero Alce Nero, dalla occidentale apparenza del selvaggio senza educazione scolastica, riteneva che la Terra fosse sacra perché madre di tutte le cose, e che di conseguenza tutte le cose fossero imparentate fra loro: non soltanto l’uomo con l’uomo, ma anche l’uomo con gli animali, gli alberi, l’acqua, le pietre, il cielo. Per maggiore approfondimento sulla eccezionale vita di Alce nero, si consiglia la lettura del libro Alce nero parla di John G. Neihardt.

Chi erano i “Contrari”?

In ogni tribù nativo-americana troviamo da sempre la figura dei “Contrari”, altrimenti chiamati “Sacri Pagliacci”, vale a dire gli “uomini-doppi”, quelle personalità in grado di esprimere la dualità del cosmo attraverso comportamenti apparentemente contrari alla regola. È sempre Alce Nero a fornirci la chiave filosofica per comprendere quale sia la vera identità dei “Contrari” laddove afferma: “Avete osservato che la verità appare in questo mondo con due facce. Una è triste di dolore, e l’altra ride; ma è la stessa faccia, rida o pianga. Quando la gente è già disperata, forse la faccia ridente è meglio per loro; e quando si sentono troppo bene e troppo sicuri di essere protetti, forse è meglio allora che vedano la faccia piangente.

Il “Contrario” si presenterà allora come colui che cammina all’indietro (come nel film con Dustin Hoffman Il piccolo grande uomo), dice “sì” quando dovrebbe dire “no”, rabbrividisce d’estate e gira nudo d’inverno, si lava con la sabbia e si asciuga con l’acqua; oppure come colui che all’interno di una danza o di una sacra cerimonia sarà l’unico a muoversi fuori tempo, a dare la schiena mentre tutti i suoi compagni offriranno il volto a chi li guarda, a cantare allorché ognuno tacerà, a ridere sguaiatamente nel corso di un evento luttuoso, o a piangere disperatamente nel bel mezzo di una festa. Tutto questo non per mero esibizionismo o per amore della teatralità, ma perché il comportamento del “Contrario” ha la funzione di mantenere in equilibrio i due lati opposti della realtà. Come anche in altre antiche tradizioni orientali, è il simbolismo dello yin e dello yang.

Fig. 2: Due contrari Cheyenne, 1902-1903. Richard Throssel Collection, American Heritage Center, Università del Wyoming.

Ma perché un uomo come tutti gli altri, a un certo punto della sua vita, decide di diventare un “Contrario”, di vivere un’esistenza che va contro ogni regola, una vita sempre dedita alla rinuncia personale, alla povertà più assoluta (un po’ come il nostro San Francesco di Assisi), e all’instancabile servizio e cura degli altri? Semplicemente perché quell’uomo é un prescelto, avendo avuto una vera e propria “chiamata dall’Alto”, ovvero la visione dei “Poteri” che dimorano a Ovest, quelli che la tradizione Lakota chiama gli Wakinyan, gli “Esseri del Tuono”. Il potere dei “Contrari” deriva da quel temibile elemento, il tuono, sul quale il “Contrario” é tuttavia in grado di esercitare il proprio controllo. E questo perché gli Indiani d’America sanno che il Grande Spirito è il primo a voler mantenere il Tutto in equilibrio, ragion per cui a tanto sacrificio da parte dell’uomo che diventa un “Contrario” viene offerto in cambio un poco del Potere degli “Esseri del Tuono”.

…  gli Indiani d’America sanno che il Grande Spirito è il primo a voler mantenere il Tutto in equilibrio …


I “Contrari”, pertanto, sono medicine men degli uomini Wakan, sacri wichasha wakan capaci di guarire molte malattie attraverso il Potere degli Spiriti dell’Ovest, nonché individui in grado d’influire sul tempo atmosferico creando la pioggia o interrompendola a seconda delle necessità.

…il comportamento del “Contrario” ha la funzione di mantenere in equilibrio i due lati opposti della realtà. Come anche in altre antiche tradizioni orientali, è il simbolismo dello yin e dello yang.

Ma chi sono gli “Esseri del Tuono”, gli Wakinyan della tradizione Lakota?

È necessario, a questo punto, parlare della “Genesi”, della storia della Creazione secondo la cultura tradizionale di quel Popolo. Così narra la tradizione lakota: Wakan Tanka, il Grande Spirito, ciò che noi chiamiamo Dio, sta al centro dell’universo. È alla sua emanazione Inyan, la Roccia, che si deve l’opera della Creazione. In quel tempo, Inyan aveva un alleato chiamato Wakinyan, che altro non è se non un’emanazione di Inyan stesso: il nome Wakinyan, infatti, porta il padre in sé. Inyan dunque cominciò col creare Maka, la Terra, cui fece seguire Mini, l’Acqua, per proseguire poi con Mahpiyato, il Cielo. Tale enorme fatica tuttavia consumò tutto il potere di Inyan, il quale si prosciugò di tutto il suo sangue blu e s’indurì divenendo ciò che oggi conosciamo come roccia. Maka pregò Inyan di riscaldarla in quanto aveva freddo, ma Inyan non aveva più la forza per farlo. Ci pensò il Cielo creando Anpetu Wi, il Sole; cui affiancò Tate, il Vento, Hanhepi, la Luna, e Pte, il Popolo dei Bisonti (Pte in lingua lakota è la femmina del bisonte). Creati anche la notte e il giorno, Wakinyan pensò di generare la vita. E lo fece attraverso il “Verbo”, la sua voce, il tuono, e con un battito delle sue palpebre, corrispondente al fulmine.

La creazione dell’universo avviene pressoché allo stesso modo in tutte le religioni, compresa la nostra. Non è forse scritto nel Vangelo: “In principio era il Verbo, il Verbo era accanto a Dio, il Verbo era Dio”? (Giovanni 1,1). Tale concetto è di enorme importanza perché ci dice che il verbo, la parola, il suono crea, e che l’energia che chiamiamo Dio attua la creazione con la parola, e che la parola, il suono, il verbo sono tanto più efficaci e potenti quanto maggiore, o meglio più “alta”, è la frequenza vibratoria contenuta nel “suono” che quella parola esprime. In un certo senso possiamo dire che gli Wakinyan e gli Elohim della Bibbia siano la stessa cosa.

Gli Elohim, gli “Dei” di cui parla la Bibbia, sono infatti gli “Spiriti Creatori”, gli antenati cui si riferisce la tradizione Lakota, entità che solcano le grandi acque, ossia le tenebre dell’immenso universo, per arrivare presso il nostro mondo con un fragoroso rombo di tuono e creare la vita attraverso la loro immensa conoscenza. Medicine Men e Uomini Sacri di ogni nazione nativo-americana vi diranno anche che gli Elohim sono i “Popoli delle Stelle”, quelli che noi chiamiamo alieni o extraterrestri, e che gli Wakinyan sono le “Nazioni della Stella della Lira”, una costellazione che dista da noi 26 anni luce (solitamente raffigurata con le sembianze dell’Aquila, un uccello che tra i Nativi Americani incarna il Grande Spirito Creatore), che in tempi lontani scesero tra noi per “istruirci” e darci le regole del “vero” vivere. Gli Indiani vi diranno anche che in quell’epoca la Terra fu scelta da differenti popoli come modello di tutta la Creazione, che tutti noi proveniamo dalle stelle, e che nostro compito è quello d’imparare a vivere insieme in armonia così da diventare tutti UNO, perché ogni cosa proviene dall’UNO, e l’uomo non è altro che il riflesso di una luce e di un suono che sono la luce e il battito del cuore del Creatore. Gli Indiani vi diranno anche che sulla Terra, il “Pianeta dei Figli”, quei grandi sapienti fondarono quattro civiltà: Lemuria, Mu, Mieyhun e Atlantide, in seno alle quali vennero create grandi scuole di conoscenza e segrete “società di medicina”, ovvero di “potere”.

Fig. 4: Nuvola Rossa insieme ad altri indiani, 1895; Biblioteca del Congresso USA

Queste epoche precedenti la nostra sono tutte scomparse a causa della stupidità, dell’arroganza e della presunzione del “Pianeta dei Figli” che gli Wakinyan, gli Elohim, gli Dei avevano elargito con la speranza che, crescendo, da “bambini”, un giorno, essi diventassero finalmente “Uomini”. Purtroppo, nonostante siamo stati preceduti da altissimi livelli di civiltà, le cose non sono poi cambiate di molto e la stupidità, l’arroganza e la presunzione sono ancora una volta il solo e unico picco della nostra “crescita”. La Terra è infatti un pianeta in via d’estinzione. Le foreste pluviali stanno per scomparire definitivamente, gli oceani stanno imputridendo, il buco dell’ozono ha raggiunto proporzioni che definire spaventose è puro eufemismo, l’Artide e l’Antartide stanno sciogliendosi a un ritmo vertiginoso e, a quanto sembra, potrebbero trascorrere solo pochi anni prima che possa aver luogo un massiccio disgelo estivo in grado di creare un nuovo e ancor più devastante “Diluvio Universale”.

Filmati dei Nativi Americani, inizio 1900; fonte: Wikicommons

Le grandi nazioni Indiane d’America, documentario completo (in inglese)

Le profezie degli Indiani d’America relativamente al nostro immediato futuro non sono delle più rosee. Il “Quarto Mondo”, come gli Indiani chiamano il mondo che ci circonda, starebbe per lasciare il posto al “Quinto Mondo”, un’epoca che gli Indiani vedono di grande amore e armonia. Al presente, l’umanità starebbe sperimentando il cosiddetto “Tempo della Purificazione”, un momento di grande sofferenza e indicibile sacrificio.

Fig. 6: Un moderno “Dog Soldier”; fonte: Wikicommons

È difficile essere un “Contrario” nella nostra società. È difficile perché ci è stato insegnato a muoverci nel caos, a rassegnarci alla violenza, a vivere fianco a fianco con la paura, uno strumento creato ad arte per controllare ogni nostra emozione. Paura che genera rancore, rancore che genera odio, odio che frantuma l’infinita ragnatela di “parentele” che lega ognuno di noi ad ogni altra cosa. Paura che sempre più ci separa dal vero senso della Creazione, che è Amore e volontà di amare, non in vista di una ricompensa in questa o in un’altra vita, ma perché gratificazione senza fine, risposta a ogni richiesta della nostra anima. A questo punto del nostro cammino ci siamo allontanati così tanto da noi stessi, che ci sembra impossibile riuscire a tornare indietro. Ai nostri piedi scorgiamo un baratro dal quale tentiamo a fatica di emergere, alzando lo sguardo vediamo un’impervia salita che sembra non aver mai fine. Ci sentiamo orfani, abbandonati, disperatamente soli e perduti. Eppure tutto è ancora a portata di mano, ed ognuno di noi può diventare il “Maestro” di sé stesso, può brillare di una sua luce sfolgorante, può vibrare di un suono che sia pura armonia. A condizione però che impari ad amarsi ed a riconoscere l’amore nel perenne fluire della vita. Questi tempi sono tempi complessi, carichi di paura e carichi di indecisione e instabilità. Più di ogni altro periodo moderno, questo richiede nervi saldi e potere interiore.

Fig. 7: Un’immagine dell’autore abbigliato da “contrario” durante un convegno da lui organizzato

Da un’analisi recente per una ricerca scientifica emerge che gli attuali anziani temano di più la pandemia della Seconda guerra mondiale in quanto il nemico è subdolo, si nasconde e priva realmente la libertà, cosa che paradossalmente durante gli eventi bellici non era così seriamente limitata. Ancora alla attualità dalla caduta delle torri gemelle avvenuta come sappiamo l’11 settembre 2001, un’onda di panico ha cavalcato il mondo e la gente ha chiesto protezione e controllo. Questo avveniva in occidente. Nel 2020 in oriente invece, scoppia il caso coronavirus in una cittadina chiamata Wuhan. In questo caso la paura corre da oriente ad occidente e determina quella che oggi conosciamo come pandemia. In tutti i casi, dal 2001 ad oggi siamo stati costretti alla paura, il più mortale dei virus, il virus che annienta la persona e la rende schiava degli eventi. Oggi più che mai dobbiamo opporre alla paura il sorriso, opporre al panico l’amore e portare nel mondo fiducia, speranza e luce. Chi più di noi oggi può fare l’uomo del contrario urbano? Chi più di noi oggi può essere uno sciamano di medicina urbano? Oggi solo gli uomini del contrario si potranno salvare e aiutare gli altri a trovare la vera strada della unione con la luce e con l’Uno. Quindi, uomini del contrario, che siate stati chiamati dal tuono o no, oggi siete chiamati dai vostri figli, dai nostri figli, dal virus e dalla pandemia. Agiamo come un sacro pagliaccio e saremo più forti di quanto cerchi di esserlo il virus stesso e chi o cosa lo abbia generato in questa ondata luciferina che stenta a placarsi. (vedere l’inaugurazione del traforo del San Gottardo per intero)

Mitakuyeoyasin” (Siamo tutti fratelli)