Il processo di crescita da 1 a 7 anni consente alla Natura innata nell’uomo di modellare il bambino fornendogli le strutture e i necessari contenuti cosxienziali per affrontare la vita sulla Terra. Quando questo processo esoterico sapienziale è esclusivo di un potere oscuro e manipolatorio si trasforma, di fatto, in ingegneria psicosociale.
La produzione in massa di psicoschiavi è resa possibile da pratiche di Alta Magia rituale e cerimoniale che, dal piano astrale sublunare, agiscono sul subcosxiente collettivo umano distorcendo la percezione della realtà. La ritualità di dette pratiche è poi rinnovata dalle stesse masse ignare che, attraverso i dogmi accettati (religiosi, sociali, scientisti e culturali), reiterano quotidianamente i riti necessari per nutrire e alimentare l’egregora precostituita.
L’ambiente di contenimento, la famiglia e le credenze preconcette sono alla base di questo sistema, oggi decisamente antiumano, che appare come un buon pastore che si preoccupa del benessere e della crescita delle proprie pecore, ma che di fatto opera per astrarre l’individuo dalla propria Essenza spirituale. Il senso egoico di sé, malato di separazione, è il fulcro centrale su cui opera la fascinazione suggestiva di detta magia rituale.
Un loop di pensieri ripetitivi e associativi tiene prigioniero l’uomo virtualizzato, oscurato da un velo illusorio, ombra frapposta tra la Vera Realtà e il modello psico magico generato dal riflesso umbratile proiettato dalla Matrice. L’uomo individualizzato, invece, è ben consapevole che il mondo esterno è un diretto riflesso dei suoi mondi interiori; egli non si occupa più dei riflessi che appaiono nello specchio, ma piuttosto contempla la Fonte che ne genera le ombre.
Le credenze e le convinzioni dell’individuo non sono mai costituite da suoi pensieri – quantunque ognuno possa credere che i propri pensieri siano intimi e originali – ma sono sempre generate da sistemi ordinati in macro architetture, costituite da forme pensiero collettive.
Questa semplice consapevolezza può essere una chiave di volta, capace di invertire e trasformare le personali tendenze egoiche cristallizzate, terreno fertile di qualsivoglia struttura di potere o di forze avverse ad essa correlate.
Con questo breve excursus si tenta di trasmettere una sincretica visione di come la chimica delle immagini (forme pensiero energeticamente solute dalla mente in flussi di frequenze biochimiche) sia alla base della programmazione psicosociale, e del perché questa scienza, consapevolmente utilizzata e praticata ai vertici delle società “istituzionalizzate”, predetermini copioni standardizzati che le masse, perlopiù ignare, assimilano come verità certe, e dai quali costruiscono le infinite narrazioni del mondo e delle proprie vite.
In ambito collettivo, la Matrice offre macro modelli sociali, finanziari, politici, culturali e religiosi, ottenendo come equo scambio il totale asservimento dei fruitori che, consapevoli o meno, ne sanciscono il consenso col tacito assenso (nel beato sonno degli ingiusti).
Come prendere contatto con questa possibile verità? Come accertarsi che, in fondo, il potere del libero rinnovamento sia dentro ognuno di noi? Quali strumenti possiede l’uomo comune per spersonalizzarsi e strutturarsi come individuo integro, e libero padrone della propria anima?
In assoluto il Risveglio, Vera Conoscenza Filosofica di ciò che sei, è la soluzione da tempo immemore praticata da tutte le vie iniziatiche del pianeta. Strappare il Velo di Iside per essere irradiati dall’oscura Luce interiore del tuo vero Sole è la meta di ogni figliol prodigo.
L’espansione della Cosxienza, generata dal contatto diretto con la propria Essenza, è una realtà accessibile ad ogni essere umano che devolve la sua vita all’Opus.
L’integrazione di questa Cosxienza risveglia nell’uomo la consapevolezza necessaria per Essere ciò che è, generando quell’intimo senso di gratitudine indefessa indispensabile per sperimentare appieno ogni attimo della vera Vita.
Non resta che augurare ad ognuno le proprie libere considerazioni.
Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza
Dante, Inferno, canto XXVI, v. 119