Le emozioni, il timone del nostro vivere
Quando mente e cuore si accordano, la meta è la verità del nostro sentire

Chi siamo, come funzioniamo, sono interrogativi esistenziali che accomunano tutti. Ciò che pensiamo, sentiamo, come ci comportiamo ogni giorno dipende dal funzionamento dell’organo più complesso e misterioso del nostro corpo: il cervello.

Ma in che modo esso riesce a supportare la vastità e l’operatività della nostra mente? E che ruolo ha in tutto questo un misterioso personaggio chiamato cuore?

Ciò che ci si propone con questo articolo è offrire una serie di strumenti utili per comprendere i processi interni della nostra mente e all’occorrenza imparare come intervenire per modificarli, armonizzandoli con il direttore d’orchestra del nostro vivere quotidiano: il cuore.

Specifichiamo, innanzitutto, quali sono i processi cognitivi sottesi alla mente e al suo organo di riferimento, il cervello:

Percezione, Apprendimento, Linguaggio, Pensiero, Attenzione, Memoria, Motivazione ed Emozione.

Le neuroscienze cognitive sono la disciplina che affronta questa fondamentale domanda scientifica, come funziona il nostro cervello? Una branca del sapere che sta vivendo oggi la sua piena, per così dire, adolescenza. E proprio come gli adolescenti, anche le neuroscienze cognitive sono irrequiete e creative, a tratti arroganti e misteriose, a volte persino ingenue. Ma sono anche socialmente impegnate, visionarie e rivoluzionarie.

L’articolo qui proposto, offre a lettrici e lettori curiosi alcuni strumenti per avvicinarsi allo studio di come il nostro cervello genera la mente.

Per comprendere, è necessario fornire alcuni dettagli e specialità del cervello stesso, esaminando concetti e meccanismi anche complessi, ma indispensabili. Dobbiamo anzitutto spiegare che nel cervello sono presenti due tipi di cellule: i neuroni e le cellule gliali.


I neuroni non coinvolti nella comunicazione dell’informazione; le cellule gliali invece hanno una molteplicità di ruoli, fra cui quello di aiutare i neuroni a svolgere il loro lavoro.

I neuroni sono in grado di comunicare tra loro, a breve e a lunga distanza, con eguale efficacia. La comunicazione neuronale si basa su due sistemi di messaggistica:

  • Una è la trasmissione dal soma (è la parte centrale del neurone, costituito dal pirenoforo in cui risiedono il nucleo e gli altri organelli deputati alle principali funzioni cellulari, apparato di Golgi, neurofilamenti, neuro tubuli, granuli di pigmento, sostanza tigroide, mitocondri, nucleo, reticolo endoplasmatico liscio), alle estremità dell’assone.
  • L’altro compito, invece, è la comunicazione tra assone con altri neuroni, spesso attraverso i loro dendriti.

Questo processo inizia quando una tempesta elettrica che viene chiamata potenziale di azione viene generata dal soma. I potenziali di azione provocano il rilascio di neurotrasmettitore chimico dalle terminazioni degli assoni. Lo spazio tra due neuroni è chiamato inter sinaptico oppure fessura sinaptica e brevemente sinapsi. Il tutto avviene grazie a dei mediatori chimici che sono i neurotrasmettitori.

NEUROTRASMETTITORI

  • Il gaba (acido gamma-aminobutirrico) è una sostanza secreta naturalmente dalla nostra corteccia cerebrale, il cui ruolo è quello di ridurre la tensione emotiva e limitare l’aumento dello stress verso le aree eccito-motorie del cervello.
  • Il glutammatoè uno dei neurotrasmettitori più importanti del nostro sistema nervoso. Agisce da autentico combustibile dell’80% delle nostre sinapsi. Esso interviene nella formazione dei ricordi, nella gestione dell’attenzione e nella regolazione delle emozioni. Lo produciamo grazie alle proteine che consumiamo e si erge a principale neurotrasmettitore eccitatorio. Il cervello risponde anche a dei comandi chiamati “programmi”. Tra questi sono molto efficaci quelli affettivi.

I PROGRAMMI AFFETTIVI

Questi programmi affettivi sono da ricercare in alcune aree subcorticali del sistema limbico che costituiscono un programma affettivo per ogni emozione di base, cioè sono dei circuiti cablati che controllano le risposte innate innescate da stimoli biologicamente rilevanti. Ad esempio, prendiamo in considerazione il programma affettivo della paura:

Minaccia con conseguente controllo della risposta della paura, rilevazione della minaccia ed espressione della risposta della paura e sentimento di paura e ovvia risposta innata della paura. 

IL CERVELLO INCONSCIO


Oggi le neuroscienze sono in grado di offrire un substrato anatomo-funzionale ad alcune funzioni che costituiscono i cardini intorno ai quali ruota la teoria psicoanalitica della mente. Ecco che, in questo contesto, è di primaria importanza il concetto di inconscio in rapporto alla memoria e al lavoro del sogno così come quello di inconscio in rapporto alle funzioni della coscienza.

Dunque, la psicoanalisi, oggi, deve tener conto dei grandi progressi che le neuroscienze sperimentali e cliniche hanno fatto negli ultimi 30 anni, contribuendo a chiarire il linguaggio dei neuroni e le capacità plastiche del cervello, che hanno un ruolo fondamentale nei processi che riguardano le funzioni di base della mente umana.

Allora ci si chiede quale ruolo giochi, in questo scenario, l’inconscio e, dunque, la psicoanalisi?

Gran parte della nostra vita mentale, teniamolo sempre presente, non è cosciente, come dimostra la psicologia della seconda metà del Novecento, che è in larghissima parte una psicologia di processi mentali non coscienti, confermando in qualche modo l’intuizione di Freud.

Memoria e inconscio si sono rivelate due funzioni della mente, inseparabili l’una dall’altra: la memoria, infatti, è il luogo del nostro inconscio, come aveva già intuito Freud nel 1912.

Le ricerche neuroscientifiche sulla memoria possono, quindi, fornire un contributo significativo alla conoscenza delle funzioni inconsce della mente.

In particolare, le neuroscienze sono in grado, oggi, di individuare quelle strutture corticali e sottocorticali indispensabili per la memoria e possono quindi offrire indirettamente ipotesi sulla organizzazione anatomo-funzionale dell’inconscio.

Le neuroscienze hanno scoperto in questi ultimi anni che nel nostro cervello opera un doppio sistema della memoria: il sistema della memoria esplicita o dichiarativa e il sistema della memoria implicita o non dichiarativa (Squire, 1994; Schacter, 1996).

La prima può essere evocata coscientemente e verbalizzata; concerne l’autobiografia di ciascuno e rende possibile, attraverso il ricordo, un processo ricostruttivo della propria storia personale. è questa una funzione indispensabile perché il processo della rimozione possa avere luogo e necessita dell’integrità del lobo temporale mediale, delle aree orbito-frontali e dell’ippocampo bilateralmente.

La memoria implicita, per contro, non è cosciente né verbalizzabile; non ha bisogno delle strutture cerebrali suddette e coinvolge, oltre all’amigdala, aree temporo-parieto-occipitali dell’emisfero destro (almeno riguardo alla parola), nuclei della base e strutture cerebellari; infine, non permette il ricordo (Scachter 1996).

Le dimensioni della memoria implicita che più interessano la psicoanalisi sono:

  • quella procedurale
  • quella emozionale ed affettiva,

in quanto caratterizzano le prime relazioni del bambino con la madre e partecipano all’organizzazione del suo Sé (Stern, 1985).

Il contatto fisico con la madre, infatti, stimola emozioni e veicola affetti che costituiranno elementi centrali di un apprendimento relazionale depositati nella memoria implicita del neonato.

È in questa fase pre-simbolica e preverbale che si inserisce il problema del “trauma relazionale” precoce, che condizionerà la vita affettiva, emozionale, cognitiva e sessuale del bambino anche quando sarà adulto (Stern 1998).

Non solo esperienze ed emozioni positive, ma anche frustrazioni e delusioni si depositeranno nella sua memoria implicita preverbale e pre-simbolica. Tutte le emozioni, positive e negative, costituiranno gli elementi strutturali di un nucleo inconscio del Sé non rimosso (Mancia, 2003; 2004).

Queste esperienze non possono, infatti, essere sottoposte al meccanismo della rimozione, dal momento che le strutture della memoria esplicita indispensabili per il processo di rimozione non sono mature prima dei 2-3 anni di vita (Siegel, 1999).

Questo concetto di inconscio non rimosso è molto diverso da quello descritto da Freud nel 1923, in cui una parte dell’Io è inconscia come derivazione dall’Es ad opera della realtà esterna attraverso il sistema percezione-coscienza (P-C): esso è il risultato di una archiviazione nella memoria implicita di esperienze, fantasie e difese che appartengono a un’epoca pre-simbolica e preverbale dello sviluppo e, pertanto, non possono essere ricordate, pur condizionando la vita affettiva, emozionale, cognitiva e sessuale anche dell’adulto.

Pertanto, sebbene le attuali ricerche neuroscientifiche stiano confermando che buona parte della nostra attività mentale è inconscia, come affermava Freud, il fatto che siamo guidati in gran parte da pensieri inconsci non è sufficiente a dimostrare l’affermazione di Freud secondo cui le informazioni spiacevoli sarebbero rimosse attivamente, affermazione a sostegno della quale vanno però accumulandosi casi clinici.

Il più celebre viene da una ricerca del 1994 del neurologo comportamentale Ramachandran sui pazienti anosognosici.

L’osservazione di questi pazienti, infatti, gli ha consentito di verificare che i ricordi possono essere rimossi davvero selettivamente e che quei fenomeni di rimozione che sono centrali per la psicoanalisi sono reali.

Per Ramachandran l’emisfero sinistro impiega in modo evidente meccanismi di difesa freudiani (Ramachandran 1994).

Freud, tuttavia, si spinge oltre, e non ha solo affermato che gran parte della nostra vita mentale è inconscia e rimossa, ma anche che la parte repressa opera in base a un principio diverso da quello di realtà, che presiede al nostro inconscio.

Il pensiero inconscio è un pensiero illusoriamente utopistico, che ignora le leggi della logica e il tempo.

Se Freud ha ragione, allora un danno alle strutture inibitorie del cervello, dove risiede l’Io repressivo, dovrebbe liberare modalità illusorie e irrazionali di funzionamento della mente: ciò è esattamente quello che è stato osservato in pazienti con un danno alla regione limbica frontale, deputata a controllare aspetti critici della consapevolezza di sé.

Tuttavia, i neuroscienziati non accettano la classificazione freudiana della vita istintuale come una semplice dicotomia tra sessualità e aggressività.

Grazie alle ricerche sulle lesioni e gli effetti dei farmaci e della stimolazione artificiale del cervello, essi hanno sostituito la suddetta dicotomia con quattro circuiti istintuali, alcuni dei quali si sovrappongono:

  • il sistema appetitivo o di ricompensa-gratificazione, che causa la ricerca del piacere;
  • il sistema di rabbia-collera, che presiede all’aggressività collerica, ma non all’aggressività predatoria;
  • il sistema di paura-ansia e il sistema del panico, che include istinti complessi (Panksepp 1998).

Tutti questi sistemi sono modulati da specifici neurotrasmettitori.

Il sistema appetitivo, regolato dal neurotrasmettitore dopamina, presenta una notevole somiglianza con la libido freudiana: infatti secondo Freud la pulsione libidica o sessuale è un sistema di ricerca del piacere che alimenta buona parte delle nostre interazioni con il mondo orientate ad un obiettivo, e le attuali ricerche mostrano che il suo equivalente neurale è profondamente implicato in quasi tutte le forme di ricerca compulsiva e di dipendenza.

 ARRIVA IL GRANDE DIRETTORE D’ORCHESTRA:
IL CUORE – LA PORTA VERSO L’UNO

Il cuore non simboleggia solo il centro emotivo dell’essere umano ma anche il suo centro spirituale e molti credono sia la fonte della vita. Cosi come nella religione cristiana il cuore ha una sacralità predominante.

Soffermiamoci un momento sull’importanza rivestita dal cuore nelle tradizioni di saggezza e trasmessici per lo più con insegnamenti esoterici.

Nel vangelo di Marco cap.11 versetto 20-26 troviamo:

La mattina, passando, videro il fico seccato fin dalle radici.  Pietro, ricordatosi, gli disse: «Rabbi, vedi, il fico che tu maledicesti è seccato». Gesù rispose e disse loro: «Abbiate fede in Dio!  In verità io vi dico che chi dirà a questo monte: “Togliti di là e gettati nel mare”, se non dubita in CUOR suo, ma crede che quel che dice avverrà, gli sarà fatto.  Perciò vi dico: tutte le cose che voi domanderete pregando, credete che le avete ricevute, e voi le otterrete.  Quando vi mettete a pregare, se avete qualcosa contro qualcuno, perdonate; affinché il Padre vostro, che è nei cieli, vi perdoni le vostre colpe. Ma se voi non perdonate, neppure il Padre vostro che è nei cieli perdonerà le vostre colpe.

Possiamo ricordarci alcune frasi simboliche che hanno come elemento centrale il cuore:

  • mi hai rubato il cuore;
  • ho perduto il cuore per te;
  • Prima di fare la rivoluzione, riforma il tuo cuore. (Proverbio cinese)
  • Segui il tuo cuore, ascolta la tua voce interiore, smettila di preoccuparti di cosa pensino gli altri. (Roy T. Bennett)
  • Si vede bene solo con il cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi. (Antoine de Saint-Exupéry)
  • Lo scopo della vita è fare in modo che il battito del cuore sia in sintonia col battito dell’universo, perché la nostra natura sia accostata alla Natura. (Joseph Campbell)
  • Due cose mi riempiono il cuore di ammirazione e di reverenza: il cielo stellato sul capo e la legge morale nel cuore. (Enrico Fermi)
  • La vera bellezza, dopotutto, consiste nella purezza del cuore. (Mahatma Gandhi)
  • Tutto quello che voglio è raggiungere e toccare un altro essere umano, non solo con le mani, ma con il cuore. (Tahereh Mafi)
  • Ascolta il tuo cuore. Esso conosce tutte le cose. (Paulo Coelho)
  • Se hai la passione per la sacra felicità, getta via la tua arroganza e diventa un ricercatore di cuori. (Rumi)
  • I drammi più commoventi e più strani non si svolgono nei teatri, ma nel cuore degli uomini. (Carl Gustav Jung)

Sembra, perciò, che la Scienza sia stata preceduta dal Sapere degli antichi. Costoro avevano già contezza di quanto il sentire del nostro cuore crei le nostre esperienze di vita.

Tuttavia, tante simili espressioni acquistano un significato se le interpretiamo in termini funzionali, cioè collegate all’influenza che il cuore esercita sul nostro sentire. Ciò accade quando vi è uno stato di eccitamento nell’organismo e questo ci fa sentire leggeri e, in sua mancanza, pesanti e depressi.  Quando l’eccitamento riguarda l’amore, in particolare, lo sentiamo più direttamente, proprio attraverso il cuore. Questo stato di eccitamento nella persona si palesa nel corpo, divenendo visibile a chi osserva. Nel senso che il sangue affluisce in superficie e in particolare agli occhi, che diventano brillanti, vivaci. Il tono muscolare migliora, i movimenti sono più spontanei, le mani più calde, il cervello più attivo, e il cuore batte più velocemente. L’eccitamento negativo non manifesta questi effetti. Quindi l’amore e il suo eccitamento producono nel corpo umano degli effetti altamente salutari. Sembra che chi prova amore abbia una luce speciale, la carnagione più viva, tutto il corpo più coerente.

 CAREZZE

Le carezze sviluppano autostima ed è definita come una unità di riconoscimento cioè ogni persona ha bisogno di carezze, di riconoscimenti e se non li ottiene si sente deprivata. Possiamo avere carezze verbali, non verbali, positive, negative, condizionate e non condizionate. Nell’infanzia si ricercano le carezze positive e se non arrivano si CERCANO QUELLE NEGATIVE. Queste ultime hanno la stessa efficacia di quelle positive e quindi spingono ugualmente a ripetere gli schemi di comportamento che le hanno prodotte. La ricerca di carezze può assumere molte forme e varia da persona a persona, in relazione alle esperienze fatte. Quindi ogni persona ha un suo quoziente di carezze. Per esemplificare, citiamo il fatto che per sopravvivere un bambino, alla nascita, ha bisogno di circa cento carezze giornaliere come cure, cibo, calore, abbracci, baci etc.

Ci sono anche altri modi per stabilire un contatto di calore tra le persone. Il suono, ad esempio, è una forza fisica che influisce sul corpo. I bambini sentono calore e il conforto di una ninnananna materna, che avvertono come una espressione di amore. Una voce calda esprime certamente amore, così come una voce fredda e severa esprime ostilità. Per essere emotivamente efficace, il suono deve essere ascoltato e lo sguardo deve essere visto. Anche lo sguardo può dire tanto e non dare nulla. Quando gli occhi di due persone si incontrano, possono succedere due cose: può aprirsi una porta su un infinito mondo di possibilità o, al contrario, ci si può chiudere in due ghiacciai inavvicinabili. Quindi stiamo parlando di amore. E l’amore spinge all’intimità. Le parti dove affluisce con più consistenza il sangue sono le labbra, i capezzoli, gli organi genitali.  Precisiamo che l’amore non si limita al mero atto sessuale, tra uomo e donna. L’amore è presente ovunque ci sia piacere e desiderio di intimità. Amare significa

Sentirsi uniti e non solo in modo astratto come nell’amore per i nostri simili,
ma fisicamente attraverso l’unione intima.

Per tornare alle origini della vita su questo pianeta, possiamo dire che i bambini hanno due oggetti di amore: la MADRE e il PADRE. Amandoli, conoscono la felicità che si prova quando si ama e si è riamati. Purtroppo nell’infanzia e nell’adolescenza i bambini conoscono delle vere e proprie tempeste (compreso il periodo di gestazione), che farà in modo che la realtà dell’amore verrà distrutta se non del tutto, sicuramente almeno in parte. Ovviamente le persone serbano, come i bambini, il sogno d’amore, senza il quale la vita sarebbe grigia e vuota. È la speranza del paradiso ritrovato che offre senso alle nostre vite. La speranza del paradiso ritrovato.

Così quando incontriamo una persona che ci ricorda quella amata e perduta dell’infanzia, sembra che avvenga il miracolo: il sogno potrebbe diventare realtà.

Purtroppo, nella maggior parte dei casi la speranza svanisce e quella che sembrava tale, si trasforma nella peggior illusione.

Possiamo ora ipotizzare, con grande percentuale di successo, che l’intensità e la pienezza dell’amore di una persona si debba riflettere sulla natura del muscolo cardiaco. E così come per ogni altro muscolo, anche il cuore può essere tenero, o duro, affettuoso o freddo. Un cuore morbido sotto il profilo lavorativo, anche se non potrebbe sopportare grandi carichi emotivi, funziona meglio per via della sua mobilità. Cioè agisce con un potere di contrazione migliore, con una risposta più veloce e più completa. Ma com’è che un cuore può diventare freddo e rigido? La risposta è nel rapporto tra amore e odio. L’odio possiamo rappresentarlo come un amore freddo, l’amore invece come una fonte di calore immensa.  Con la rabbia ad esempio, oppure con la collera, i muscoli si contraggono. Con l’amore invece, i muscoli si rilassano e sono più morbidi. Così l’impulso dato dall’amore raggiunge tutta la superficie del corpo, che si giova di una molteplicità di sensazioni benefiche.

L’impossibilità di esprimere la rabbia ad esempio, lascia i muscoli in uno stato di tensione e contrazione rendendoli rigidi e duri. L’amore può ancora risiedere nel cuore, ma l’istinto ad aprirsi non può penetrare attraverso la muscolatura tesa e contratta, così che la superficie rimane fredda (mani fredde e cuore caldo). Chiariamo con qualche esempio: pensare che anche i nazisti più odiosi ebbero dei rapporti positivi con altri nazisti e sentirono affetto per Hitler, può darci una idea di quanto i meccanismi umani interni siano complessi. Questi grandi torturatori raccontavano, a proposito dei torturati, di scorgere nel loro volto una richiesta di amore e di comprensione.

Dobbiamo chiederci, a questo punto: insomma, quali sono le leve che muovono il cuore? Possiamo dire che l’attività sessuale ha un considerevole effetto sul nostro muscolo cardiaco.

Le ricerche mostrano che l’incapacità di raggiungere l’orgasmo o di provare soddisfazione emotiva nell’atto sessuale può avere un effetto deleterio sul cuore.

Uno studio mondiale ha osservato il legame fra i disturbi di salute delle donne e la loro vita sessuale. La ricerca ha messo in evidenza il seguente dato:

100 donne, ricoverate per infarto acuto del miocardio, di età variabile tra i 40 e i 60 anni, sono state poste a confronto con un gruppo di controllo costituito da altrettante donne della stessa età, ricoverate per altri disturbi. Si riscontrò frigidità e insoddisfazione sessuale nel 65% delle pazienti coronariche, rispetto al 24% delle altre. Ciò a dimostrazione che nelle donne la
mancanza di soddisfazione sessuale può avere incidenza sulle affezioni cardiache.

Da una ricerca condotta da Whare e Burchell su un campione di 131 uomini fra i 31 e gli 86 anni ricoverati per infarto, risultò che i due terzi avevano incontrato notevoli difficoltà sessuali nelle settimane e nei mesi precedenti l’attacco di cuore. Gli autori della ricerca hanno stabilito che il 64% era impotente, il 28% aveva subito una diminuzione notevole, circa il 50%, della frequenza dei rapporti sessuali e l’8% soffriva di eiaculazione precoce. Insomma quello che conta è una sana risposta emotiva sessuale e non la capacità di eiaculazione. Durante l’orgasmo totale, la consapevolezza di sé scompare in una simbiosi con la persona amata; quindi l’amore raggiunge la sua meta finale e può identificarsi con processi cosmici, per così dire. sentirsi immersi nelle stelle.

Insomma, possiamo osare e dire che in fondo al cuore siamo ancora bambini. Possiamo anche dire che temiamo il vero AMORE e temiamo di sorprenderci nel vedere la vita, ancora con gli occhi di quel bambino che è tuttora immerso nel nostro cuore, nello spazio più profondo del corpo umano, sede di moltissime attività inconsce della nostra vita.

Quindi stiamo parlando del primo organo che informa che esiste la vita nel grembo materno ed è anche l’ultimo che ci lascia.

Alcune note sul cuore:

  • Il cervello del cuore contiene circa 140.000 neuroni, chiamati sensori. Questi neuroni hanno i due tipi di memoria, a breve e lungo termine, come quelli dell’ippocampo. I neuroni del cuore hanno plasticità. Possono cambiare e ricablarsi, come i neuroni nel cervello
  • il cuore e il cervello si scambiano informazioni di continuo. Informazioni cruciali che influenzano il funzionamento del corpo e dello stesso cervello. Il cuore invia di gran lunga più informazioni al cervello di quante il cervello ne invii al cuore: il 90/95% dei nervi che connettono i due organi, infatti, sono fibre neurali afferenti, cioè ascendenti, che portano l’informazione dal cuore al cervello. Inoltre, il cuore comunica al cervello in altri quattro modi:
    • neurologicamente, attraverso la trasmissione di impulsi nervosi,
    • biochimicamente, con l’azione di ormoni e neurotrasmettitori,
    • biofisicamente, attraverso le onde della pressione sanguigna,
    • energeticamente, attraverso le interazioni del campo elettromagnetico.

La comunicazione tra questi percorsi influenza l’attività del cervello e la ricerca mostra che i messaggi che il cuore manda al cervello influenzano un ampio raggio di funzioni mentali e la nostra performance. Sono stati i coniugi Lacey tra gli anni 60 e 70, i primi a comprendere che il cuore manda informazioni al cervello che non solo li comprende, ma li accetta e obbedisce. Le informazioni sono tali da influenzare percezioni e comportamenti: si sono anche scoperti meccanismi attraverso i quali degli input da cuore a cervello possono inibire o facilitare l’attività del cervello medesimo. Il cuore è anche una ghiandola endocrina. Nel 1983 il cuore è stato inserito all’interno del sistema ormonale dopo la scoperta dell’ANF, il fattore atriale natriuretico soprannominato l’ormone dell’equilibrio, che agisce sui vasi sanguigni, sui reni, sulle ghiandole surrenali e in molte regioni, deposte nel cervello alla regolazione. Inoltre, l’ANF inibisce il rilascio di ormoni dello stress e influenza motivazione e comportamento, producendo anche significative quantità di ossitocina, che ha una forte influenza sul comportamento emotivo e ormonale.

 CUORE, CAMPO ELETTROMAGNETICO E CERVELLO CARDIACO

Il campo elettromagnetico del cuore, sempre presente, ha una potente influenza sui processi comunicativi in tutto il corpo. Questa potenza elettrica del cuore è in ampiezza 60 volte più grande di quella del cervello e permea tutte le cellule del corpo. E infatti il battito cardiaco può essere rilevato posizionando gli elettrodi dovunque nel corpo, anche nell’alluce. La componente magnetica del campo del cuore è circa 100 volte più forte di quello prodotto dal cervello. Fu un pioniere della neurocardiologia, il dr Armour nel 1991 a divulgare negli ambienti scientifici che il cuore ha un complesso sistema nervoso intrinseco, sufficientemente sofisticato da essere qualificato come piccolo cervello. Costui è un intricato network di diversi tipi di neuroni, neurotrasmettitori, proteine e cellule di supporto, come quelle presenti nel cranico. I suoi elaborati circuiti rendono possibile a questo cervello del cuore di agire indipendentemente dal cervello cranico e imparare, ricordare, sentire e percepire. È l’interazione tra il cervello nella testa e il piccolo cervello nel cuore che impatta su come funzioniamo bene mentalmente. Le informazioni sono inviate da cuore a cervello attraverso diversi percorsi neuronali che salgono da cuore a cervello. Questi percorsi ascendenti entrano nel cervello in un’area chiamata midollo, collocata alla base del cervello. I segnali del cuore quindi si diffondono in tutti i centri più elevati del cervello, influenzando la percezione, la presa di decisione e altri processi cognitivi. Pensa al ritmo cardiaco come a una sorta di codice Morse, che contiene istruzioni per il cervello. I segnali neuronali che il cuore invia sono continuamente monitorati dal cervello e aiutano ad organizzare percezioni, sentimenti e comportamenti. Il cuore così impatta direttamente sul modo che ha il cervello di percepire e processare informazioni. Di rilevante significato è l’influenza degli input del cuore sull’attività della corteccia, la parte del cervello che governa il nostro pensiero evoluto e la capacità di ragionamento. In base alla natura degli input del cuore, questi possono inibire o facilitare l’attenzione, la memoria di lavoro, i processi corticali, le funzioni mentali e la performance.

Gli studi dell’HeartMath Institute

Nel 1993 l’Heartmath Institute (IHM) ha iniziato ad esplorare i meccanismi psicologici dai quali il cuore comunica col cervello, influenzando focus, processo di informazioni, percezioni, emozioni e salute. HeartMath esplora come il cuore sia un centro altamente complesso e autonomo di decodifica e processo di informazioni, le cui influenze coinvolgono le funzioni del cervello e di molti organi e in buona sostanza la qualità della vita.

Il cuore è il più potente generatore di pattern ritmici nel corpo umano. Ad ogni battito il cuore non solo pompa sangue, ma trasmette informazioni neurali, ormonali, di pressione e elettromagnetiche al cervello e a tutto il corpo.

Gli studi di HeartMath hanno dimostrato che, sebbene cuore e cervello siano in costante comunicazione reciproca, ognuno di noi ha la capacità di permettere consapevolmente e intenzionalmente al proprio cuore di comunicare al cervello in un modo da potenziare le nostre funzioni cognitive e la nostra salute.

Coerenza Cardiaca

Heartmath ha scoperto un modo diverso di funzionamento armonico fisico e psicologico che promuove la stabilità emotiva e l’ottima performance cognitiva, chiamato coerenza psico-fisiologica, o, più semplicemente coerenza cardiaca. È uno stato dove le interazioni tra cuore e cervello, mente, emozioni e sistema nervoso stanno operando in sincrono e in cooperazione energetica. Attività elettrica sincronizzata nel cervello e nel sistema nervoso sottolinea la nostra abilità di percepire, sentire, focalizzarci, imparare, ragionare e performare al nostro meglio.

I ricercatori hanno trovato che l’attività sincronizzata può essere molto più importante per una performance ottimale di quanta attività ci sia nel cervello a livello di onde cerebrali di frequenza. Basta una piccola interruzione di questa attività sincronizzata per influenzare negativamente la nostra capacità di focus, pensiero chiaro e performare al nostro meglio.

La coerenza cardiaca si realizza quando il ritmo cardiaco produce un pattern fatto di un’onda armonica. Ciò avviene nel momento in cui sperimentiamo emozioni positive in maniera sincera. Gesti come il prenderci cura, la compassione, l’amorevolezza, l’apprezzamento, la gentilezza per qualcuno o qualcosa compiono un miracolo. Il ritmo cardiaco diventa coerente. Il cuore comunica questo schema armonico al cervello e a tutto il corpo.

Durante la coerenza cardiaca c’è anche un aumento della variabilità del battito cardiaco (HRV, Heart Rate Variability), che ha come conseguenza un aumento dei segnali neurali inviati, da cuore a cervello. Le persone con un’alta variabilità del battito cardiaco tendono a fare meglio nei test delle funzioni cognitive.

Basandosi su queste ricerche, HeartMath ha creato tool e programmi per aiutarci a imparare come passare intenzionalmente ad uno stato di coerenza cardiaca e, dopo un breve tempo di pratica, ottenere un nuovo standard che potenzia i nostri tempi di reazione e molte altre funzioni cognitive. Questo nuovo standard spesso viene sperimentato come una maggiore abilità di focus, chiarezza mentale maggiore, migliore capacità di prendere decisioni e intuizione e creatività aumentate.

EMOZIONI E CAPACITA’ COGNITIVE

C’è una forte relazione tra emozioni e capacità cognitiva. Quando sperimentiamo stress e emozioni negative, come rabbia, frustrazione, dispiacere o ansia, il ritmo cardiaco diventa caotico e disordinato, creando una onda incoerente. Questo è indicativo di funzioni esecutive inibite nei nostri centri cerebrali più elevati. Il generarsi di questo pattern caotico dell’attività del cuore e del sistema nervoso, impedisce il fluire efficiente di informazioni attraverso il sistema nervoso medesimo e interferisce con la nostra abilità cerebrale di sincronizzare propriamente attività neuronale attraverso l’intero cervello.

Questa de-sincronizzazione impedisce i processi cerebrali necessari per un’attenzione focalizzata, richiamo di memoria, ragionamento astratto, problem solving e creatività.

Alti livelli di ansia, frustrazione o rabbia, e quel rumore interno prodotto dall’incoerenza, compromettono le vere risorse cognitive di cui abbiamo bisogno per allenare il cervello.

Al contrario, quando il cuore trasmette un’onda coerente ai centri più elevati del cervello, tipicamente sperimentiamo più stabilità emozionale, attenzione aumentata, richiamo di memoria, comprensione, abilità di ragionamento, intuizione, creatività e performance.

Questo è un punto cruciale nel comprendere la funzionalità di Inner Balance e della tecnologia ideata da HeartMath per allenare il cervello. Le emozioni positive come apprezzamento, prendersi cura, compassione e amorevolezza generano un pattern armonico nel ritmo cardiaco. Quando il nostro ritmo cardiaco è coerente, non solo ci sentiamo meglio, ma le informazioni neuronali inviate al cervello facilitano le funzioni corticali.

Con la pratica regolare nel mantenere la coerenza cardiaca utilizzando i tool di HeartMath si può generare un nuovo coerente standard che ottimizza le funzioni cognitive.

La coerenza migliora le funzioni cerebrali. Ecco i benefici a livello cerebrale della coerenza cardiaca:

  • Aumenta l’abilità di autoregolazione
  • 40% miglioramento della memoria a lungo termine
  • 24% miglioramento della memoria a breve termine
  • Abilità aumentata di focusing
  • Abilità aumentata di processare le informazioni
  • Tempi di reazione più veloci
  • Punteggi più alti nei test
  • Abilità aumentata ad imparare

Quando la coerenza cardiaca è generata da uno stato emozionale positivo, non solo da un ritmo di respiro equilibrato, è chiamata coerenza psicofisiologica. Questo stato è associato ad emozioni positive sostenute e ad un alto grado di stabilità mentale ed emozionale.

C’è una sincronizzazione aumentata e un equilibrio tra i nostri sistemi cognitivi, emozionali e fisiologici, risultanti in un efficace e armonioso funzionamento di tutto il nostro essere.

Altri risultati sono: riduzione di stress, ansia e depressione, sensazioni di benessere aumentate, migliore immunità ed equilibrio ormonale, abilità potenziata di focalizzarci e di sostenere la focalizzazione, performance cognitiva implementata e capacità di imparare migliorata, efficacia organizzativa allargata, miglioramento di salute fisica e mentale.

DEFINIZIONI DI COERENZA

Ci sono molte definizioni in materia e tutte si possono applicare a questo stato di coerenza fisiopsicologica:

  • La qualità di essere ordinato, coerente e comprensibile
  • Chiarezza di pensiero e equilibrio emozionale
  • Una forma di onda tra 2 o più onde che sono unite in fase o frequenza (es. laser)
  • Una distribuzione ordinata di energia in una unica onda
  • Sincronia tra sistemi multipli (entrainment)
  • Schemi ordinati in un sistema singolo.
  • La coerenza è diversa dal rilassamento

La coerenza e il rilassamento si distinguono e ora vediamo come: la coerenza può includere il rilassamento, ma il rilassamento non necessariamente include la coerenza cardiaca.

Nello stato di coerenza avviene la sincronizzazione aumentata, la risonanza e l’entrainment tra cuore e cervello e tra molteplici sistemi corporei: e questo mostra un livello di organizzazione globale che non è presente nello stato di rilassamento. In termini di performance, per ottenere lo stato di flow, è importante non essere né troppo rilassato, né sovra-stimolato. Come impariamo a mantenere lo stato di coerenza? Sostenendo una sincera emozione positiva focalizzata nel cuore (gratitudine, prendersi cura, gentilezza, amore). In tal modo, l’attività elettrica del cervello va in una sincronizzazione aumentata col cuore. Questo attiva la nostra intelligenza cardiaca, che Doc Childre, fondatore di HeartMath definisce:

il fluire di una più alta consapevolezza, una saggezza e un’intuizione che si sperimentano quando mente e emozioni sono condotte in allineamento sincronico col cuore.

AMIGDALA E TALAMO

Lo schema del ritmo cardiaco fornisce informazioni sul nostro stato emotivo al talamo e all’amigdala. Questi centri cerebrali sono direttamente connessi alla base dei lobi frontali e dei centri esecutivi del nostro cervello, che sono cruciali per prendere decisioni e per l’integrazione tra emozione e ragione.

Il talamo sincronizza l’attività corticale e i ritmi cardiaci comunicano con il talamo e alterano gli schemi delle onde cerebrali, impattando sulle funzioni del cervello.

Amigdala

I segnali dal cuore viaggiano anche verso l’amigdala attraverso differenti percorsi di quelli che portano al talamo.


L’amigdala è un centro che processa le emozioni e codifica le memorie emozionali. L’amigdala è anche un sistema di confronto di pattern che cerca e processa tutto quello che è familiare e che conosce già. Per esempio, quando c’è la percezione di una situazione stressante, l’amigdala risponde scandagliando la sua banca di memoria, finché non trova quell’emozione immagazzinata da una precedente esperienza stressante, che ritiene simile. E quindi stimola la stessa reazione emozionale che è stata innescata quella volta, come magari ansia, dolore, rassegnazione o depressione. L’amigdala è capace di paralizzare i percorsi neuronali e attivare una risposta emozionale familiare prima che i nostri più elevati centri cerebrali ricevano l’informazione e prima di avere tempo perfino di pensare a come rispondere.

Questa è una delle ragioni per cui spesso reagiamo dicendo o facendo cose per cui ci pentiamo.

L’amigdala comunica cosa è familiare ai centri percettivi nel cervello. Così, se la rabbia è diventata uno schema familiare per l’amigdala, allora percepire qualcuno che ci guarda in maniera strana può stimolare una reazione di rabbia prima di aver tempo di considerare se quella rabbia è una risposta appropriata.

I ricercatori sanno che i programmi di sopravvivenza istallati profondamente nel cervello fanno sì che l’amigdala metta più peso sulle esperienze negative che su quelle positive.

La buona notizia è che attivando la coerenza cardiaca e le emozioni positive, come equanimità, pace, compassione e gratitudine, possiamo istallare nuovi programmi nell’amigdala, così che si possono stabilire nuovi schemi di risposta più equilibrati ed appropriati.

Quando inizi a praticare coerenza cardiaca, prepariamo schemi emozionali che ti supportano nel tuo muoverti nella vita e inizi a lasciare andare schemi non efficaci.

Gran parte della tua reale natura arriva quando la mente e le emozioni sono in coerente allineamento col cuore. Le persone possono creare un nuovo stato familiare e un nuovo standard, in grado di generare un più grande accesso al nostro pieno range di intelligenza e che svela chi siamo realmente. Questo programma di Heartmath, chiamato Il vantaggio della resilienza, è designato per aiutarci a trasformare i vecchi programmi legati alla sopravvivenza e le reazioni che viviamo ora come familiari in percezioni e risposte legate all’intelligenza del cuore.

Come funziona?

Il cuore è il principale attore nello stabilire schemi familiari nell’amigdala. Le cellule nel cuore dell’amigdala sono sincronizzate con il battito cardiaco, grazie al forte percorso neuronale ascendente che va dal cuore all’amigdala.

Questo significa che, se il ritmo cardiaco è coerente, l’amigdala riconosce questo ritmo coerente.

Se gli schemi cardiaci del cuore sono spesso disordinati ed incoerenti, l’amigdala impara ad aspettarsi quel ritmo incoerente: e quindi ci sentiamo a casa con l’incoerenza, che compromette il nostro focus, il nostro equilibrio emozionale, l’apprendimento e la memoria.

Ricorda che l’amigdala – e il cervello in generale – è un sistema di riconoscimento e immagazzinaggio di pattern e, se siamo molto stressati, l’amigdala riconosce lo stress come uno schema familiare.

È così che ci adattiamo allo stress, a un certo grado di senso di ansia, o frustrazione, irritabilità, che dopo un po’ diventa il nostro nuovo normale.

Molte persone sono dispiaciute di lasciare andare i vecchi mood familiari. Il familiare, anche se triste ed infelice, è più confortevole, perché conosciuto. È come un pesce che vive in un fiume sporco, che non ha percezione dell’acqua pulita.

Così le nostre memorie emozionali subconsce possono influenzare le percezioni, le reazioni emozionali, i processi di pensiero ed i comportamenti. In breve, tutto il nostro vivere.

La notizia entusiasmante è che i nostri schemi emozionali in memoria possono essere riordinati in modo che la coerenza diventi uno stato più familiare e confortevole. Il cuore può fare il processo di lasciare andare i sentimenti e le abitudini che non servono più, velocemente e facilmente.