La Rosa di Altrove è composta da 8 corolle concentriche racchiuse in un circolo, le quali compenetrandosi sbocciano in 8 petali minori ciascuno di colore diverso. Sia le corolle che i petali convergono al centro del cerchio integrandosi in un unico punto. L’apertura dei petali si racchiude in un secondo circolo ove, per comunione, si iscrive una geometria ottagonale. La Rosa d’Altrove è apparentemente immobile, ma in realtà è sempre in movimento ed in accordo con i cicli dell’universo, poiché riflette due essenziali movimenti eterni: la proiezione dell’interno verso l’esterno e del centro verso la circonferenza, e viceversa. Gli 8 colori compongono un’ottava musicale, e ciascun colore a sua volta contiene una propria ottava. Le 9 ottave, concepite in una terna circolare, vibrano il ritmo dell’eterna esperienza dell’Assoluto. Sbocciata dal seme centrale, la Rosa si espande nel cerchio su più dimensioni e genera geometricamente un triangolo, un quadrato, una croce e una piramide da cui, all’occhio attento, si disvelano i 5 solidi che strutturano la realtà formale dell’universo. La summa della Rosa, guidati dall’intuizione, conduce alla quintessenza numerica sacra agli Iniziati e dunque alla compiutezza cosmica dell’Uomo divino.
La Rosa d’Altrove anima colui che ricorda di essere fuoco vibrante in questo mondo e che aspira, ardente del suo fuoco, a far sì che le Rose fioriscano sulla propria Croce.
La Rosa Ermetica
Alchimia Superior
Nell’esoterismo occidentale la rosa è diventata nel corso dei secoli uno degli emblemi più significativi della manifestazione del Divino. Infatti, osservando la sua struttura più conosciuta, la sua raffigurazione simbolica grafica, vediamo che il fiore da un centro si allarga espandendosi verso l’esterno con numerosi petali e con delle corolle concentriche. Attraverso questo splendido fiore la natura ci rappresenta l’emanazione dell’Assoluto, che per l’ermetismo alchemico è un campo di energia e di creatività costante, ma indeterminato e indefinito, dato che tale energia e creatività è Eterna ed Infinita.
Nelle religioni la rosa simboleggia la Madre fecondata dal Padre, che ha generato il Figlio tramite lo Spirito Santo. In alchimia il simbolo della rosa nera è sinonimo della Madre Cosmica, la Prima Materia, la Sostanza Madre condensata da uno stato metafisico immanifesto ad uno reale manifesto, dallo spirito intelligente di un Principio Assoluto. Il Pensiero immoto dell’Assoluto è potenzialità della matrice, venerata nell’antichità anche come Vergine Nera, la cui emanazione di un fecondo e oscuro caos proteiforme crea molteplici forme e strutture, simili alle innumerevoli varietà di rose dagli svariati colori e profumi. Nella raffigurazione grafica della rosa troviamo un altro elemento importante: il cerchio, che racchiude i petali e le corolle e rappresenta i molteplici piani di manifestazione dell’Uno. La Tradizione esoterica rappresenta l’insieme dell’Uno e del Tutto con il labirinto circolare. L’ermetismo alchemico paragona l’Assoluto proprio ad un cerchio, il cui centro è ovunque e la cui circonferenza è in nessun luogo. Anche la fisica contemporanea afferma qualcosa di simile: una forza unica universale, il campo unificato delle quattro forze (in esoterismo i quattro Poteri della Madre divina) che determinano tutti i fenomeni del mondo, ovvero la forza gravitazionale, la forza elettromagnetica, la forza nucleare debole e la forza nucleare forte. Si tratterebbe di una rete intelligente di interazioni sincroniche, sia tra le particelle subatomiche della materia che tra i corpi celesti nel cosmo.
Questa Mente Universale è rappresentata dalle circonvoluzioni del labirinto, che per analogia assomigliano a quelle della rete neuronale di un cervello e alla griglia del flusso energetico del cosmo.
Uno dei più importanti simboli rosacruciani raffigura cinque rose, una al centro della croce ed una su ogni braccio. Infatti il Cinque è il numero che simboleggia le qualità dell’Iniziato, raffigurato dalla stella a cinque punte, segno distintivo dei Figli di Ermete o alchimisti. Questo simbolo numerico è rappresentato nella scienza Pitagorica e anche dall’Uomo Vitruviano di Leonardo, che passa dalla crocefissione dell’uomo ordinario nel Quattro, nei quattro elementi grossolani della materia, alla sua liberazione nel Cinque, nella quintessenza alchemica, che trasmuta il quadrato della materia nel cerchio dell’Assoluto: è la “quadratura del cerchio”. Le rose sulla croce sono l’allegoria dell’esistenza individuale rivolta alla ricerca spirituale, esistenza che affronta il calvario mortificante della croce o la lavorazione nel crogiolo alchemico per essere raffinata negli elementi Terra, Acqua, Aria e Fuoco, tramite necessarie prove di purificazione della vita rappresentate dalle spine della rosa.
Nel mondo greco e romano la rosa è associata al mito di Afrodite e del cacciatore Adone.
Questo mito ci parla di chi è preda degli impulsi sessuali e bramoso di beni materiali, sfruttando la natura a fini egoistici con prepotenza e insensibilità, ma che attraverso il rifiuto della natura inferiore può trasformare l’amore profano della sfera materiale in amore divino e ultraterreno. Afrodite amante del giovane cacciatore nulla può fare per salvarlo dalla morte provocatagli dall’attacco di un cinghiale, simbolo tradizionale dell’ordine spirituale che violentemente distrugge l’ordine materiale. Nel soccorrere l’amato morente, Afrodite si ferisce con dei rovi dai quali, bagnati col suo sangue, sbocciano delle rose rosse. Zeus, commosso dal dolore della dea e deliziato dal sublime fiore, permette ad Adone di giacere solo per quattro mesi nell’Ade e di vivere quattro mesi nel mondo dei vivi e per altri quattro dove avrebbe preferito (3 volte 4). Per questo la rosa rossa diviene simbolo dell’amore sublimato che vince la morte dell’anima identificata nella vita ordinaria, emblema e simbolo della Rinascita spirituale.
Nel mondo egizio la rosa è fiore sacro alla dea Iside, in Mesopotamia ad Ishtar, nell’Anatolia a Cibele. Queste divinità rappresentano la Grande Madre e il ritorno alle origini prenatali, cioè il processo a ritroso di morte iniziatica necessario per una radicale rigenerazione spirituale, attraverso un azzeramento degli inquinamenti e dei condizionamenti riconducibili alle vicende esistenziali a cui ogni essere umano è soggetto per scelta animica.
Nell’Asino d’oro di Apuleio, il protagonista del primo romanzo iniziatico della letteratura è trasformato in un asino dal sortilegio di una maga, che rappresenta la grande illusione delle influenze del mondo esteriore, e riacquista forma umana mangiando una corona di rose vermiglie offertagli dal grande sacerdote di Iside.
Nella tradizione esoterica arcaica la corona di rose o il roseto sono il cammino dell’uomo che, attraverso una serie di prove, rinasce dal punto di vista iniziatico e sperimenta una realtà non ordinaria attraverso l’integrazione tra Corpo, Anima e Spirito.
Tra l’altro la rosa è spesso rappresentata in pentacoli magici, nei rituali pagani, mistici e cabalistici.
Gli alchimisti medievali ereditano dalla cultura greco-alessandrina la simbologia della rosa e spesso inseriscono nei loro trattati la sua immagine che riconduce al Roseto o Rosario dei Filosofi.
La rosa bianca, a volte sostituita dal simbolo del cigno bianco, del giglio o del pellicano, indica la pietra filosofale non ancora perfetta e si associa ai Misteri Minori, cioè il risultato della fase intermedia dell’Opera alchemica, l’Opera al bianco o Albedo in latino, concreta e accessibile con la lavorazione e purificazione degli elementi Terra e Acqua, tramite l’interazione degli elementi opposti Aria e Fuoco. Tale operazione è chiamata Opera al nero o Nigredo.
La rosa rossa con i Misteri Maggiori indica la pietra filosofale perfetta e dunque lo sbocco nella Grande Opera, il risultato della fase denominata Opera al rosso o Rubedo, accessibile grazie alla lavorazione e alla purificazione degli elementi Aria e Fuoco, tramite l’interazione degli elementi Terra e Acqua, già sublimati in precedenza con Albedo.
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