L’insegnamento della Tradizione non si basa su principi morali o astrazioni metafisiche, né tantomeno su regole logiche con cui incasellare rigidamente l’esistenza: bisogna imparare a rinunciare a queste modalità di comprensione per poter accedere ad un livello più sottile di percezione. Si tratta di una strada che presuppone la conoscenza e lo sviluppo interiore dell’essere umano al di là di qualsiasi limite restrittivo imposto da cultura, religioni, filosofie o paradigmi scientifici.

Trattandosi di una sapienza di tipo prevalentemente empirico, l’insegnamento non può essere trasmesso secondo l’abitudinario sistema di istruzione accademico, ma necessita di specifici organismi preposti a tale delicata e impegnativa funzione, che devono prendersi cura dell’individuo in tutti i suoi aspetti senza trascurarne alcuno: fisico, emotivo, intellettuale e spirituale.
Nell’antichità, in diversi luoghi e diverse culture, esistevano apposite realtà che si occupavano di questo, ed erano tenute in grande considerazione dal popolo per il delicato e fondamentale compito che era loro affidato.

Pochi erano gli eletti a cui era concesso varcarne la soglia, e non erano certo selezionati in base alla loro ricchezza o al loro sapere accademico, quanto piuttosto per la loro reale “sete interiore”.

In quest’epoca, l’istruzione alla competizione obnubila le relazioni umane, la fame di potere spegne la sete interiore rendendo inaccessibile la Verità che esiste sotto la superficie delle cose:


“La Verità è sempre nascosta ad una visione superficiale”